mercoledì 12 settembre 2007

Quattro nuove poesie

Le sette preghiere

La prima preghiera fu quella
smarrita d’un piccolo cigno,
il collo e il capo nell’ala nascosti,
quando ogni sera nel buio
demoni e ombre levavano foschi
atroci fantasmi
di brutto anatroccolo:
Miserere nostri Domine…
Chi son io? Che ne sarà di me, di noi?

La seconda preghiera fu quella
silente di un acerbo colombo,
rabbioso e pavido nel tubar vano
posticci amori, puerili sogni,
tenace e solitario nel suo volo
vago e rovinoso a vette eburnee
d’inesistenti empirei:
Miserere nostri Domine…
Perché io non sono? Perché ciò che è non è?

La terza preghiera fu quella
disperata d’un giovane falchetto,
rapace a ghermire, lesto a rapire,
tronfio e crudele d’orgoglio fatuo
nell’uccidere sperse pavoncelle,
ma cieco e protervo invischiato
nella pania che gli costò la pelle:
Miserere nostri Domine…
Allora io non sono?Allora ciò che è non è?


La quarta preghiera fu quella
mesta d’un torpido merlo indiano,
ormai immemore di ali, artigli e becco,
impastoiato e ben pasciuto su un crudo
trespolo, e ammaestrato a fare il verso
come comanda altera o divertita
la voce del padrone:
Miserere nostri Domine…
Quando io fui mai? Quando mai sarò?

La quinta preghiera fu quella
rassegnata d’un allocco,
immoto su di un ramo spoglio
tenuto a scranno, ridotto a borbottar
fiabe e sentenze che lava via la pioggia
e il sole asciuga, e affida al tempo
il suo rimpianto:
Miserere nostri Domine…
Dove io sono? Dove sarei?


La sesta preghiera fu quella
velleitaria d’una perfida poiana,
ormai matura e stanca, ma ancora
repentina e letale nell’attacco
con prede piccole e di facile cimento,
ma rostro e piume fragili non reggono
al cacciatore che la stende al vento:
Miserere nostri Domine…
Finché io sono? Finché sarò?

La settima, ultima preghiera fu quella
tormentata d’un vecchio gallo,
che si credeva un’aquila e finì cappone,
ormai incapace di cantare,
ormai incapace di creare,
mentre attende il suo momento trema,
senza salvifici Musicanti di Brema:
Miserere nostri Domine…
Poiché io non sono, né mai lo fui…

BREVI MEMORIE D’UN VECCHIO LAIDO

Dopo il temporale

Non scrivo poesie,
solo brutti versi
cacofonici,
perché vivo
incapace di vivere,
amo incapace d’amare,
prendo e non do,
ad esclusivo mio uso e consumo,
e sono un bieco, stronzo
figlio di puttana…

Questo sole in fuga
fra nuvole nere
non m’appartiene…

Paenitentiam agite

Fra vizio e virtù
ho praticato il primo
predicato la seconda…
La raccomando a tutti,
per deturparla meglio
a tradimento…

Urla di guerra, rulli di tamburi

Lo sguardo era vitreo,
perso nel vuoto,
le labbra restavano
livide e tremule,
la bocca emanava un rantolo
lamentoso e fioco,
che disegnava in aria
una parola ripetuta
con maniaca ossessione:
“MUOIO!!!”
immerso nello strazio immondo
delle sue viscere sparse
fra sperma, urina e merda.
Fu finito a calci
d’anfibio sulla testa…
Inutile sprecare colpi
preziosi… Non per lui…

sabato 21 luglio 2007

Scissor Sisters live ad Italia Wave

Mercoledì 18 luglio ad Osmannoro, in quel di Sesto Fiorentino (FI), il Rock Festival "Italia Wave" (17-22 luglio), alla sua prima edizione nella nuova veste di cui si è rivestita la vecchia "creatura" di Mauro Valenti, "Arezzo Wave", dopo la rottura e le polemiche con l'Amministrazione aretina, ha visto chiudere la serata del Main Stage con l'esibizione live degli Scissor Sisters. La band newyorkese (i due cantanti Jake Shears e Ana Matronic, il batterista Paddy Boom, Del Marquis alla chitarra e al basso, Babydaddy a basso, chitarra, banjo, tastiere) ha iniziato il proprio show verso mezzanotte e un quarto, come da programma, proponendo i propri successi con tutta l'energia, l'irriverenza, l'impatto scenico di cui sono capaci. La ricetta che rende interessante questo gruppo di artisti è una piacevole miscela di ingredienti sapientemente dosati: il loro prodotto musicale spazia nella musica anni '70 e '80 e ne attinge disinvoltamente, con espliciti richiami alla disco, al genere dance, ma anche al pop e al rock di quegli anni (giusto per fare qualche esempio, si pensi all'originale rifacimento di Confortably Numb dei Pink Floyd, che farà sì storcere il naso ai cultori del genere, ma che è un interessante "esperimento" musicale se analizzato in sé; o agli espliciti riferimenti scenico-musicali ad un Elton John, che non a caso ha duettato con loro nel singolo I Don't Feel Like Dancin'). Buon sound e motivi orecchiabili, trascinante groove, testi accattivanti, furba irriverenza e massiccia ironia, con ostentati richiami, spesso oculatamente riveduti e corretti, ai filoni del glam-rock, del trash, del gay-look, che fanno pendant con indubbie doti musicali e istrioniche. Piacevoli per le orecchie, divertenti per gli occhi!!!

mercoledì 11 luglio 2007

Lou Reed ad Arezzo e lo "Zoo" di "Berlin"

Domenica 8 luglio si è chiusa in Piazza Grande la nuova quattro giorni aretina di full immersion culturale (musica, teatro, letteratura, new media), il Play - Arezzo Art Festival, con il concerto dell'artista newyorkese Lou Reed. Concerto-evento sulla carta per due motivi. Intanto, perché si trattava della seconda delle due uniche date italiane della sua tournée (l'altra è stata a Roma venerdì 6 luglio), conclusive del tour europeo (lo spettacolo ha debuttato nel dicembre 2006 a New York, per trasferirsi quindi in Australia); ma, soprattutto, per il fatto che costituisce la messa in scena musicale di quello che è considerato forse il capolavoro della carriera musicale di Reed, il concept-album "Berlin" del 1973, mai prima d'ora eseguito dal vivo.
Ad accompagnare il rocker, un coro di voci bianche (dodici fra bambine e bambini), una sezione sinfonica composta da tre archi (violoncello e due violini) e quattro fiati, oltre alla band formata dalla cantante Sharon Jones, dal chitarrista Steve Hunter, da Rob Wasserman al contrabbasso elettrico, da Tony Smith alla batteria, dal bassista, chitarrista, cantante Fernando Saunder e da Rupert Christie alle tastiere. Nel team di Reed che ha collaborato alla realizzazione del tour, troviamo, altresì, alcuni importanti nomi del panorama artistico-musicale internazionale, uno fra tutti lo storico Bob Ezrin, già produttore originario dell'album.
Di "Berlin" è stato detto e scritto a profusione: opera choc per i tempi, risultò subito talmente cupa, introspettiva e desolante, nonché di inaspettata, drastica svolta rispetto al Lou Reed versione glam-rock fino ad allora noto ed apprezzato, segnatamente in seguito al recente successo mondiale di "Transformer", da essere brutalmente stroncata dalla critica e dal pubblico statunitensi al momento della sua uscita e da non avere più di tanto clamore neppure in Europa, dove peraltro fu maggiormente compresa. Ad essa Reed affida quasi prepotentemente, in consapevole rottura con le logiche commerciali dello star system, la lucida, spietata, metaforica sintesi di un disagio profondo, di un malessere esistenziale ad un tempo personale e generazionale, in cui si tratteggiano con lirica incisività, fino al tragico epilogo, paure, straniamento, incomunicabilità e male di vivere, nella loro più devastante ed esiziale deriva psicologica, affettiva, familiare. Chissà perché, ma non è forse un caso, tornano alla mente quasi per immediato richiamo, le scene del film di Danny Boyle, Trainspotting, del 1996, il cui incipit pare essere una sorta di postuma chiosa al lavoro di Reed (per inciso, Just a Perfect Day, se non ricordo male è una delle canzoni del film...): « Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxitelevisore del cazzo, scegliete lavatrice, macchine, lettori cd e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita, scegliete un mutuo a interessi fissi, scegliete una prima casa, scegliete gli amici, scegliete una moda casual e le valigie in tinta, scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo, scegliete il fai da te e chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina, scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio ridotti a motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi, scegliete un futuro, scegliete la vita. Ma perché dovrei fare una cosa così? Io ho scelto di non scegliere la vita, ho scelto qualcos'altro. Le ragioni? Non ci sono ragioni, chi ha bisogno di ragioni quando ha l'eroina?... »(Wikipedia, s.v. Trainspotting). Il film di Boyle è stato tratto dall'omonima opera prima di Irvine Welsh, pubblicata nel 1993... Come dire che, a trent'anni esatti di distanza, mutatis mutandis, quel disagio, quei malesseri restavano ancora affatto validi e, temo, lo restino a tutt'oggi.
Per la necessità e la difficoltà di seguire con la massima attenzione, al fine di penetrarne le trame più riposte, l'ordito della storia di Jim e Caroline, questa sorta di "film for the ears", come è stato felicemente definito "Berlin", per quindi meglio collegare e raccordare gli "scorci" intimistici o situazionali che le singole canzoni forniscono nel loro concorrere alla creazione del percorso lirico-narrativo dell'album, forse si sarebbero richieste, a livello organizzativo, modalità di ascolto più consone all'evento... Intanto, posti a sedere e non ad ingresso libero, nonché un qualche materiale a carattere introduttivo o esplicativo dei significati dell'opera e della sua valenza... L'inglese non è lingua da tutti padroneggiata e non tutti hanno forse avuto il tempo o la voglia di riascoltarsi l'album. Si scelga se si vuole fare della cultura di nicchia, per pochi eletti, oppure se la si vuole rendere un bene fruibile per tutti... Ma una volta scelto, visto che, per giunta, il numero fa pecunia, si dia almeno la giusta considerazione a chi la merita, se non altro perché paga un biglietto, magari s'è sottoposto a faticosi spostamenti, attende per ore sotto il sole, e via dicendo...
Concludiamo solo ricordando i tre "bis" (mi si passi questa specie di curioso ossimoro), dal sapore nazional-popolare: Sweet Jane, Satellite Of Love e Walk On The Wild Side... A seconda di come la si vuol vedere, il tributo allo star system... O un regalo più "rilassato" e rockettaro ai numerosi fans (circa 6.000, secondo le stime ufficiali)...

Finalmente il sito web dei DISCOrDANCE!!!

Certo, meglio tardi che mai... Ma alla fine ce l'abbiamo fatta: anche noi abbiamo il nostro "posto al sole", ovvero il sito web della band, che ha fatto per noi l'impareggiabile e bravissimo amico Dario Conti (un enorme grazie da tutti i DISCOrDANCE!!!). L'indirizzo, che è anche riportato nella sottostante sezione "Siti amici", è: http://www.discordance.it/. Vi trovano foto, demo e informazioni su di noi e la nostra attività musicale... E adesso al lavoro per cercare serate e ingaggi vari...

sabato 7 luglio 2007

Peter Gabriel in concerto ad Arezzo

Ebbene sì... Ad Arezzo habuimus Petrum: Peter Gabriel, uno degli artisti più creativi, innovativi, longevi della musica pop-rock, dall'epoca d'oro del progressive con i Genesis alle più recenti sperimentazioni musicali, giovedì 5 luglio scorso ha aperto la rassegna PLAY-Arezzo Art Festival, quest'anno alla sua prima edizione, in sostituzione del tanto discusso Arezzo Wave migrato verso altri lidi (quelli di Osmannoro 2000, con il nuovo nome di Italian Wave). Data, quella aretina, inserita nel Warm up Tour. Summer '07 del musicista inglese dopo Brescia (2 luglio) e Roma (3 luglio), e immediatamente antecedente all'esibizione in Piazza S. Marco a Venezia del 6 luglio, quarto e ultimo degli appuntamenti italiani del Tour. Nello stupendo e suggestivo scenario di Piazza Grande, appesantito nel fisico (si invecchia tutti, ahimè!), ma ancora smagliante quanto a timbro vocalico, capacità istrioniche e teatralità, Peter Gabriel ha proposto in due ore abbondanti di concerto una scaletta singolare, giacché frutto delle richieste fatte dai fans attraverso il forum del suo sito web (http://www.petergabriel.com/), come egli stesso ha precisato. Presentando buona parte delle sue esecuzioni con un'introduzione in italiano, il Nostro ha peraltro rivelato quella disponibilità e considerazione del pubblico che solo i grandi artisti (pochi, invero...) sanno abbinare al loro talento. Riproposti, ovviamente, i brani più significativi ed emblematici della sua lunga e prolifica carriera, fino al conclusivo Biko, impeccabilmente eseguiti dalla band che accompagna Gabriel in questa sua tournèe estiva: gli storici Tony Levin (basso, contrabbasso elettrico e stick) e David Rhodes (chitarra), la figlia Melanie Gabriel, che oltre come corista ha eseguito da solista Mother of Violence, le new entries Angie Pollock (tastiere e cori), Ged Lynch (batteria) e Richard Evans (chitarre, xilofono, tin whistle). Le capacità creative di Peter Gabriel, nella costante ricerca di sonorità, linee ritmiche, soluzioni e sperimentazioni melodico-armoniche, che ne hanno fatto, unitamente all'impegno sociale e all'originalità dei testi e delle trovate sceniche, ormai una sorta di moderno e indiscusso guru nel panorama della musica "colta" moderna, non hanno bisogno di ulteriori commenti. Ci piace quindi, a chiusura di queste note, aggiungere solo l'emozione scaturita dal vedere un mini-esercito, vario e brizzolato, di attempati fans (quarantenni, cinquantenni, ma anche oltre), zainetto in spalla e l'entusiasmo eccitato degli adolescenti, nel suo lento e sparpagliato procedere verso il luogo del concerto, l'attesa paziente in fila per l'ingresso, il sit-in sulle antiche pietre del selciato, con panini, bottigliette d'acqua e talora un libro o un giornale, e l'esplosione fremente e dimentica degli anni quando la magia della musica, quella buona davvero, prende finalmente il sopravvento.

mercoledì 4 luglio 2007

Transformers. The Movie

Due parole di commento merita la visione del piacevole film Transformers. Their War, Our World di Michael Bay per Dreamworks LLC & Paramount Pictures (fra i produttori esecutivi figura anche Steven Spielberg), trasposizione cinematografica dei celebri giocattoli che, da comuni mezzi (auto, camion, elicotteri e chi più ne ha più ne metta...), si trasformano in potenti alieni-robot, per una combinazione particolare di metallo, apparati meccanici ed elettronici e tessuti biologici. La trama è semplicissima: un 4 luglio dei nostri tempi, il nostro pianeta si ritrova, inopinatamente, ignaro e letale teatro dello scontro finale di opposte forze aliene, le une prodotto benefico del Potere derivato dal misterioso Cubo Allspark, le altre esito malefico e distruttivo dello stesso. Per Autobots e Decepticons, rispettivamente - questi i nomi dei due gruppi rivali -, è indispensabile riprendere il controllo di Allspark, giacché esso è il dispensatore dell'energia fonte della loro stessa esistenza, ed è accaduto che il Cubo, per ignote ragioni, dopo esser giunto nel loro pianeta di origine, chissà quando e inviato chissà da chi, e aver dato vita al loro mondo, Cybertron, se ne è allontanato, vagando nell'universo fino a giungere sulla Terra. Gli umani si ritrovano dunque ad essere vittime della potenza devastante delle forze malvagie guidate dal feroce Megatron, che per recuperare il Cubo non esiterà a sterminarne l'intera razza. Ma in soccorso arrivano i Transformers buoni, capeggiati dal loro leader Optimus Prime, e grazie alla singolare alleanza di costoro con un manipolo di militari delle truppe d'élite statunitensi, guidati dal Capitano Lennox (l'attore Josh Duhamel) e dal Sergente Ebbs (Tyrese Gibson), le forze governative, nella persona dell'accigliato Segretario alla Difesa U.S.A. John Keller (un compassato Jon Voight), ma soprattutto l'inaspettato eroico nerd Sam Witwicky (interpretato da un bravo e simpatico Shia LeBeouf), alla fine il bene vince sul male e tutti vissero felice e contenti (sicuri? Vogliamo scommettere sul sequel?).
Gli ingredienti della ricetta sfornata da Bay sono quelli soliti di mille film americani di genere, con la più classica contrapposizione dei due schieramenti, l'uno totalmente perfido e abominevole, l'altro probo e nobile per definizione; con la pupa e il secchione di turno e le grazie della medesima prima rivolte - suo malgrado poverina (ma chi le obbliga 'ste qui?) - ai belloni ricchi e stronzi, oltreché scemi (cribbio, almeno un difetto!), poi ai rospetti sfigati perché in fondo sono belli dentro (ma solo nei film, e in questi film, eh?!); con azioni fracassone e rocambolesche ed effetti speciali tanto costosi quanto davvero superlativi...
Ma che cosa invece rende il film gradevole, fresco, accattivante fino alla pur scontata conclusione? Indubbiamente la rivisitazione spiritosa, a tratti fortemente ironica, a tratti spassosamente comica, con cui questi topoi sono riproposti... Il film diviene scanzonato, non si prende mai sul serio, non indugia in ampollose retoriche moraleggianti più o meno latenti... Si pensi al ritratto dissacrante della famiglia americana benestante, con le sue paranoie e le sue fobie, fatto però con levità, senza orpelli didascalici, ciò che per altro ne accentua l'incisività, la capacità - attraverso il ridicolo - di colpire lo spettatore; o al Presidente degli Stati Uniti, nell'unica scena che lo ritrae, spaparanzato su di un letto nell'Air Force One, il volto del quale si nasconde dietro ai suoi piedi coperti da vistose calze rosse, preoccupato solo dei suoi cocktails mentre un mini-Transformer sta sabotando, a bordo del suo stesso aereo, i sistemi telematici ed informatici di difesa e comunicazione delle nazione; o ancora agli apparati di sicurezza della segreta Sezione 7 guidati dall'agente Simmons (interpretato da un convincente John Turturro), schizzatissimo e strafottente; o al buffissimo hacker Glen Withmann (Anthony Anderson), la cui singolare genialità cozza con un totale infantilismo naif... Per non tacere della stesse scene in cui gli enormi Transformers buoni finiscono nel giardino, maniacalmente curato, di casa Witwicky, ovviamente finendo per distruggerlo completamente, o ancora quando l'auto di Sam, che in realtà è - ma ancora lui non lo sa - il suo Transformer-guardiano Bubblebee, si offre di fare, sintonizzando la radio su musiche romantiche e con trovate ad hoc, da paraninfo onde agevolare i goffi tentativi del ragazzo per conquistarsi le grazie della bella compagna di scuola, e quindi di avventure, Mikaela Banes (la stupenda Megan Fox)...
Insomma, da vedere...

martedì 26 giugno 2007

Miyamoto Musashi e i 19 precetti del "Dokko-do"

Il Dokko-do, generalmente tradotto La Via che bisogna percorrere da soli, è un elenco di 19 precetti tradizionalmente attribuito a Shinmen Musashi-no-kami Fujiwara-no-genshin, meglio noto come Miyamoto Musashi (qui accanto raffigurato in un ritratto del XVII secolo con due bokken, spade di legno). Ferocissimo e leggendario samurai, vissuto fra il 1584 e il 1645, quindi sostanzialmente operante nel Giappone dell'epoca Togukawa (1603-1867), quando nasce e si diffonde una cultura guerriera influenzata dalle correnti filosofiche neoconfuciane e del Buddhismo, precipuamente Zen, Musashi è una singolare figura di asceta-guerriero, la cui inquieta vita, errabonda e solitaria, fatta di duelli personali, cruente uccisioni e battaglie campali, non venne pur tuttavia mai meno al tenace perseguimento del Do, la Via verso l'Illuminazione. E fu intorno ai 50 anni che il Nostro conseguì il Satori, appunto l'Illuminazione del Buddha che egli volse allora magistralmente al di fuori dell'ars dimicandi, distinguendosi come raffinato e poliedrico artista: fu infatti calligrafo, pittore, forgiatore di tsuba (else di spada), poeta e saggista, le cui opere sono a tutt'oggi Tesoro Nazionale del Giappone. Qualcuno ha detto di lui che "fu uomo vissuto nel sistema, ma non per il sistema". E' famoso nel mondo occidentale soprattutto per un celeberrimo saggio, il Gorin-no-sho, solitamente tradotto Il libro dei cinque anelli (edito in Italia - fra gli altri - da Mondadori 1993), una sorta di asciutto, essenziale, pregnante manuale di autoperfezionamento, applicabile a qualsiasi settore o attività, tanto da esser stato subito un best-seller negli U.S.A., e da venire altresì adottato come libro di testo in Germania nei corsi di formazione per manager.
Ma vediamo i 19 precetti del Dokko-do (trad. dal giapponese di Cesare Barioli):
- Non contravvenire all'immutabile Via
- Evita i piaceri del corpo
- Sii assolutamente imparziale
- Non avere desideri
- Non avere interessi
- Non invidiare gli altri
- Non rattristarti nelle separazioni
- Resta esente da rancori e animosità
- Non avere desiderio d'amore
- Non avere preferenze
- Non ricercare la comodità personale
- Non concederti lussi
- Non possedere oggetti preziosi
- Non ritenere false credenze o superstizioni
- Non spendere denaro se non per la spada
- Dedicati totalmente alla Via, incurante della morte
- Anche nella vecchiaia, disinteressati al possesso
- Rispetta gli dei, ma non pregarli
- Non lasciare mai la Via di Heiho.
Dai suddetti precetti si può facilmente evincere, quanto meno, perché io non potrò mai essere un novello Musashi!!!

sabato 23 giugno 2007

Mimnermo, Frag. I Diehl

ΤΙΣ ΔΕ ΒΙΟΣ ΤΙ ΔΕ ΤΕΡΠΝΟΝ ΑΤΕΡ ΧΡΥΣΗΣ ΑΦΡΟΔΙΤΗΣ;
ΤΕΘΝΑΙΗΝ ΟΤΕ ΜΟΙ ΜΗΚΕΤΙ ΤΑΥΤΑ ΜΕΛΟΙ
ΚΡΥΠΤΑΔΙΗ ΦΙΛΟΤΗΣ ΚΑΙ ΜΕΙΛΙΧΑ ΔΩΡΑ ΚΑΙ ΕΥΝΗ·
ΟΙʼ ΗΒΗΣ ΑΝΘΕΑ ΓΙΓΝΕΤΑΙ ΑΡΠΑΛΕΑ
ΑΝΔΡΑΣΙΝ ΗΔΕ ΓΥΝΑΙΞΙΝ·
(Metro: distico elegiaco)
Traduzione libera:
Che vita è mai, quali delizie senza più Amore?
Meglio morire che rinunciare
ai turbamenti d’una segreta amante, ai dolci doni, al letto,
di gioventù muliebre e virile
sospirati fiori…

venerdì 22 giugno 2007

I giardini nel...Giardino

Sono stato ieri (giovedì 21 giugno per la cronaca) a visitare a Firenze, Giardino di Boboli, la mostra "Il giardino antico da Babilonia a Roma. Scienza, arte e natura".
Promossa, tra gli altri, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, e sapientemente allestita nei locali della settecentesca Limonaia del Boboli su progetto dell'Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, la mostra offre un interessante ed esaustivo excursus relativo a nascita, sviluppo, organizzazione e funzione del "giardino" nell'antichità, percorrendo una parabola storica ideale dall'Egitto antico fino all'età di Roma imperiale. Lungo il percorso espositivo, i vari reperti iconografici, scultorei, architettonici, letterari, di varia derivazione cronologico-geografica, contestualizzano o esemplificano le singole fasi didascaliche esplicitate mediante pannelli esplicativi, ed integrate attraverso appositi approfondimenti multimediali e riproduzioni con modelli funzionanti (specialmente utili per mostrare il funzionamento di opere di ingegneria idraulica). Nella suggestiva cornice del giardino del Boboli, a completamento della mostra, su due spazi verdi prospicienti la Limonaia, sono stati ricostruiti a grandezza naturale due giardini pompeiani, il giardino della Casa dei Vettii e quello della Casa dei Pittori al Lavoro. Per informazioni e una rappresentazione on-line della mostra, segnalo i due seguenti link:

http://brunelleschi.imss.fi.it/giardinoantico/indice.html

martedì 19 giugno 2007

Ma non bastavano i domiciliari?

Era l'ora... Erich Priebke, il mostro celato dietro l'apparentemente innocuo aspetto di anziano e distinto signore, è stato rimesso agli arresti domiciliari... Quando la condanna all'ergastolo gli fu commutata in questi ultimi, io fui fra quelli che trovarono giusto il provvedimento, come atto umanitario in considerazione dell'età e delle relative garanzie ed agevolazioni che la Giustizia, uguale per tutti e doverosamente non Vendetta, offre... Certo, un atto umanitario suona alquanto strano verso chi di umanità ne ha dimostrata ben poca, non solo come giovane ufficiale tedesco, ma anche da ultimo, quando mai ha dimostrato pentimento, mai s'è in qualche modo ravveduto, mai ha evidenziato rimorso, chiesto perdono... Ma la clemenza, come la compassione, è prerogativa solo delle grandi anime, dei grandi uomini, quindi non c'è da meravigliarsi che non appartenga ad un soggetto quale Herr Priebke... E del resto, la condanna aveva un valore piuttosto epidittico, di principio, un atto dovuto di giustizia postuma per gli innocenti trucidati alle Fosse Ardeatine e le loro famiglie... Però, la concessione ultima del lavoro presso lo studio del suo avvocato, mi è parsa un provvedimento veramente eccessivo e privo di qualunque giustificazione, finanche umanitaria o garantista... Quindi, bene ha fatto chi lo ha ricacciato dove deve stare, ché già è una sistemazione che, di per sé, neppure si meriterebbe...

domenica 17 giugno 2007

SERATONA!!!

Bene, bene, bene... Ieri serata scoppiettante: c'era il gruppo, c'era la voglia di stare insieme, suonare insieme, divertirsi e fare divertire!!! Il pubblico non era numerosissimo, ma questo è fisiologico nel fine settimana di questi periodi, con il caldo e le belle giornate... Quelli presenti, complice sicuramente qualche cocktail in più, erano in buona parte su di giri e si sono lanciati in pista trascinati dall'irresistibile sound della disco-dance anni '70, dal groove dei classici dell'epoca... Ora di inizio 00.00 spaccate, e via non-stop per quasi tre ore di musica rigorosamente live (abbiamo finito di fare l'ultimo brano alle 02.45 circa). Come al solito, Marcello, il gestore del locale, è rimasto contento e c'ha proposto un'altra data, il 4 agosto, da confermare perché c'è chi di noi - beato lui - forse all'epoca sarà già con le chiappette al sole!!! E siccome siamo esagerati, abbiamo pure eseguito un fuori programma, del tutto improvvisato lì per lì: un pezzo a richiesta di Vasco Rossi, uno di quelli da antologia, Vita spericolata, che non è manco venuto accio accio, e che comunque ha fatto di sicuro alzare le nostre "quotazioni" nelle simpatie di pubblico e gestore!!!Un grazie ideale a tutti gli amici che sono intervenuti, specie quelli più aficionados... Alla prossima!!!

LA FAVOLA DI MARIO

C’era una volta una bambina che aveva un cappuccetto rosso e, per questo, era chiamata Mario.
Un giorno la mamma disse a Mario: “Siccome oggi in casa c’è un casino che non ti dico, perché il tu’ babbo è andato a cerca’ i funghi e ha lasciato tutto in ballo, oggi a portare da mangiare alla nonna, che ‘un si sente punto bene, ci vai te e senza fiatare, ‘ntesi?”.
Mario rispose: “Ma mamma, devo finire il pokerino al computer!!!”.
La mamma tirò un coltello da cinghiale a Mario, il quale allora capì che quel giorno era meglio non scherzare, perché la mamma era nervosa (il babbo infatti non aveva trovato nessun fungo).
Così, suo malgrado ubbidì: prese il panierino, salutò la mamma, che rispose con un grugnito, e si incamminò per il viottolo nel bosco.
Non aveva fatto due passi che la mamma lo richiamò per dirgli se aveva preso il fazzoletto, se aveva fatto la pipì e di non prendere roba dagli sconosciuti, di non montare sui motorini e di stare attento al lupo cattivo (in fondo la mamma voleva bene a quel coso).
Mario si addentrò nel bosco: il sentiero era pieno di fiori e così, mentre camminava si chinò a raccoglierne uno, poi due, poi tre, poi ancora un altro, poi… toh!, un bel porcino: “So’ più forte di quel bischero del mi’ babbo!”, pensò Mario.
Ad un tratto, sbucò fuori un enorme lupo: “Ciao Gino!”, esclamò Mario; “Ciao Mario!”, rispose il lupo, “Dove vai?”. Disse Mario: “Dalla mi’ nonna, che palle: non sta bene e devo portarle da mangiare”. Ribatté Gino: “ Ah, allora ti saluto, ciao!”, e se ne andò pensando di precedere Mario dalla nonna.
E difatti così fu (quattro zampe sono più veloci di due): bussò alla porta e da dentro una vocina rispose: “Chi è?”. “So’ Mario”, disse il lupo. “Entra pure impiastro”, e la nonna aprì la porta con il telecomando, mentre da letto guardava alla televisione il Maurizio Costanzo Show.
Il lupo entrò e in un boccone si mangiò la nonna.
Dopo un po’ arrivò Mario, vide la porta aperta e capì tutto: varcata la soglia, guardando il letto sbottò: “Gino, ma possibile che più ingrandisci, men capisci? Passi che per la cinquecentesima volta tu ti mangi quel mucchio d’ossi de la mi’ nonna, passi che tutte le volte tu debba fare il coglione con la su’ cuffia e la su’ camicia da notte, ma che tu ci trovi gusto a fatti sparare sul culo da quel deficiente di Giacomo il cacciatore, proprio ‘un lo capisco!”. E così dicendo, dette una mazzolata a Gino, prima fra moccio e bava, poi sul groppone per fargli sputare la nonna.
Non appena la povera vecchietta si ritrovò seduta sul tappeto disse sbigottita: “Ma è possibile che tutte le volte che guardo quel buzzone mi piglia sonno? Meno male che ci siete voi ragazzi che mi fate compagnia: lo prendete con me un whiskino, o preferite fa’ ‘no stjoppo?”.

sabato 16 giugno 2007

L’occasione perduta

Non ci resta che qualche
manciata di parole,
scritte fra ciechi
pronunciate fra sordi,
e un messaggio
che si perde vano
per la nostra caparbia ottusità…
Perché Morir de amor
se palpita la vita e prepotente
ci reclama?

(Sottofondo musicale: A Remark You Made by Weather Report)

Fra nani, ballerine e grandi vecchi, il potere logora sempre e solo chi non ce l'ha...

Ancora una volta balza all'attenzione dell'opinione pubblica l'annoso, spinoso problema relativo a politica e questione morale... In questi ultimi mesi in particolare, una serie di vicende si sono susseguite, praticamente senza soluzione di continuità, andando dal polverone sollevato con la storia della Gregoraci, del Senatore Sottile e di tutta la congrega Mora-Corona, agli ultimissimi "casi" del contenzioso Visco-Speciale, delle intercettazioni telefoniche e delle gole profonde che stanno agitando le già travagliate e intorbidite acque dei DS, nonché a quello di qualche giorno fa che ha visto protagonista il Senatore di AN Gustavo Selva. Solo corsivamente, alcune riflessioni su determinati dati di fatto.
1. "Paparazzopoli". Il giudice Woodstock da tempo ha avuto modo di farsi notare per l'uso disinvolto di intercettazioni telefoniche per aprire inchieste sul mondo corrotto della mondanità, in un mix di droga, prostituzione, estorsioni, ricatti e via dicendo. Si ricorderà la vicenda che vide coinvolto Vittorio Emanuele lo scorso anno, per arrivare ai fatti più recenti: la Gregoraci l'avrebbe "data" al Senatore Sottile per far carriera (e sai che roba... E' la storia più vecchia del mondo, come del resto il relativo mestiere!!!), il duo Mora-Corona avrebbe capeggiato un'associazione a delinquere finalizzata a speculare illecitamente sui vizi e vizietti di vip e vippetti, e via dicendo... Ecco, a parte la consistente quantità di denaro pubblico e di risorse impiegate per le indagini (che ben inteso non possono in tal modo essere utilizzate ovviamente per altro tipo di investigazioni), a parte gli scoop televisivi e giornalistici, colorati non di rado di rosa, a parte la notorietà che si riceve e che, si sa, alla carriera non guasta mai (il pensiero corre al buon Di Pietro...), che cosa ne resterà alla fine, se non, come già altre volte è successo, un gran fumo e un po' di fango (per non dir peggio) buttato qua e là (che magari per qualcuno poi può essersi rivelato pure salutare, una sorta di inaspettata pubblicità)? Ma soprattutto, quale "moralizzazione" istituzionale o sociale o culturale tout court ne è venuta fuori? Mi torna in mente un'altra famosa inchiesta giudiziaria del 1996 (il giudice era tal Alessandro Chionna della Procura di Biella) nel mondo dello spettacolo, che riguardava il presunto sfruttamento di aspiranti soubrette e starlet, le quali avrebbero barattato la promessa di carriera nel mondo dello spettacolo con prestazioni sessuali: allora furono coinvolti, e completamente prosciolti senza neanche processo, Valerio Merola e Gigi Sabani, arrestati, sputtanati (ma poi anche rilanciati dallo show biz), mentre il giudice Chionna furoreggiava nei rotocalchi rosa finendo per fidanzarsi e poi, credo, sposarsi la ex di Sabani, costretto per giunta a lasciare l'inchiesta, proprio perché sorpreso con l'avvenente fanciulla allora implicata nelle indagini. E' il caso di dire repetita (non) iuvat o errare humanum, perseverare diabolicum?
2. Caso Visco-Speciale. L'arroganza e la supponenza emerse in generale nella vicenda a carico dei suoi protagonisti è evidente agli occhi di tutti coloro che l'abbiano anche solo distrattamente seguita... Il tentativo d'ingerenza del vicario di Padoa Schioppa è parimenti lampante, voglia che i suoi lo difendano; il tentativo di fargli le scarpe da parte del generale pure... Salomonicamente, data la rispettiva veste istituzionale e il poco acconcio spettacolo fornito, avrei mandato a casa tutti e due. Odioso comunque nella forma e nella sostanza l'intervento del Ministro dell'Economia in Senato. Resta il sospetto, se non il fatto, che la politica, ancora una volta, non abbia agito secondo le regole. Quanto poi questo sia stato illegale, o si limiti ad essere semplicemente scorretto o "immorale", non sta a me dirlo, perché non sono un giudice e non ho in mano gli elementi necessari e sufficienti per optare per questa o quella fattispecie. Penso però che questo non sia stato certo un bel ritorno di immagine per il già sgangherato governo Prodi e, ad ogni modo, che sia un brutto colpo per la credibilità delle nostre istituzioni.
3. DS e Unipol. La Neverending Story dell'Unipol e dei maneggi del suoi ex vertici continua a non dar tregua. Mi ha fatto quasi tenerezza l'imbarazzo e la difficoltà mostrata tanto dai capoccia diessini, quanto dai semplici militanti di sezione, spiazzati ancora una volta dall'essere loro quelli ora oggetto del "pubblico ludibrio"... Eh sì, i forcaioli, i grandi moralisti e moralizzatori, gli stigmatizzatori del malcostume faccendiere e bottegaio della destra e dei loschi figuri e venditori di fumo che la popolano!!! Ora restano muti, esterrefatti, disorientati fra l'ennesima improbabile "autocritica", timidi tentativi di trovare qualche slogan di giustificazione e masochistici j'accuse. Tanto per dissipare ogni dubbio: non credo ad alcun coinvolgimento "fuori legge" di persone come Fassino (chi non ricorda l'aria fritta intorno al caso Telecom Serbia?) o D'Alema, non più di quanto non ho mai creduto ai "baci" fra Andreotti e Totò u curtu ed altre inconsistenti amenità del genere... Quanto poi al "tifo" dalemiano per la scalata di Unipol a Bnl, ma che ci si poteva aspettare? E' come se ci si meravigliasse allorché una suora dicesse "W il Papa!"... Ovvio che la connivenza e la compiacenza del Pci, poi Pds, poi Ds con il mondo delle cosiddette cooperative rosse sono arcinote, con tutto il sabbah di cospicui interessi politici ed economico-finanziari che vi ruota attorno... E allora? Dov'è lo scandalo? Ci sarebbe se la politica avesse coscientemente avallato operazioni "sporche"... C'è sicuramente laddove la politica, pur non avallandole, abbia chiuso un occhio, o tutti e due, o abbia messo la testa sotto la sabbia, perché occhio non vede, cuore non duole... E' questo che hanno fatto i DS e i suoi notabili? Mah, io sono un garantista, sempre e comunque... O un capo d'accusa è provato, qualcuno è conseguentemente condannato e la condanna è passata in giudicato, o altrimenti si smetta di tirar melma addosso alla gente e di avvelenare un clima politico che già di suo non scherza. Lo scandalo è senz'altro, semmai, non considerare le cooperative, che hanno interessi e giri d'affari da grandi holding, come tali e non trattarle - sul piano giuridico, contabile-finanziario e fiscale - di conseguenza, ma questa è un'altra storia... Comunque sia, queste cose fa comodo ora sentirsele dire alla sinistra, sempre pronta a distinguersi per il suo assurdo, urlato, manicheistico paenitentiam agite, per il suo garantismo ad uso e consumo, per il suo algido moralismo a senso unico: quando, mutatis mutandis, le posizioni sono invertite, quella stessa melma diventa al contrario ambrosia e musica paradisiaca, un avviso di garanzia suona, ad un tempo, come accusa, sentenza e condanna, i giudici sono tutti, a prescindere, dei capaci galantuomini che fanno il loro dovere al di sopra delle parti, mentre gli avversari politici risultano i soliti lestofanti di destra, dai quali non ci si può aspettare altro, e così via... Insomma, ben venga lo sdegno, l'indignazione per l'uso sconsiderato delle intercettazioni telefoniche e di atti e documenti che dovrebbero restare riservati a tutela della privacy di chicchessia, personalità pubblica o privato cittadino; per la faciloneria con cui certi giudici abusano dei propri poteri e del proprio ruolo; per la faziosità e la parzialità che certuni di loro mostrano e con la quale, peggio, alimentano sospetti, teoremi e relative indagini... Ma non ad intermittenza, per i "compagni" sì, perché sono galantuomini a priori, per gli altri no perché sono farabutti per definizione...
4. Caso Selva. Che cosa dire? Nulla, semplicemente inaudito, inqualificabile, indegno sotto il profilo umano, morale, istituzionale... Le dimissioni? Il minimo che il Senatore poteva fare... Attenuanti? Nessuna, se non - spero - che si sia trattato dell'intemperanza di un povero vecchio signore tradito dagli anni (certo non dagli affanni...).
Alla luce di ciò, la questione di fondo, secondo me, è una: che cosa si deve intendere per "moralità" in quanto applicata alla politica? Di fronte al dilemma "Meglio un politico onesto e incapace o uno capace e disonesto?", qual è la risposta migliore da dare? Il fatto è che oggi in Itali a ci ritroviamo purtroppo con personalità politiche spesso incapaci e altrettanto di frequente disoneste o scorrette. Quindi la risposta si fa vie più difficile... Come, peraltro, è evidente che ottimale sarebbe la bilanciata presenza di entrambe le doti, moralità e capacità politica, nello stesso individuo. In realtà, questa benedetta seconda Repubblica ha portato di fatto alla ribalta giullari e comprimari della prima, senza che vi sia una personalità politica veramente degna di questo nome... E non solo, si fa un bel parlare di mafia, o mafie, della battaglia per debellarle, ma nessuno o quasi - ma non sarà un caso? - parla mai della strisciante, imperante, onnipresente "mafia" politica, quella tipicamente italiana degli amici degli amici, dei parenti e dei clienti, dei baroni e dei lecchini, delle tessere e delle prebende varie, che si annida, ben radicata da lungi, ai vari livelli del potere pubblico e delle pubbliche amministrazioni. Sarà un luogo comune? Ai posteri l'Adua sentenza...

domenica 10 giugno 2007

Der alte Soldat

"… Ach, wer hätte das gedacht, dass ich so enden musste?! Ich, ein ruhmreicher und mehrmals ausgezeichneter Feldmarschall der Deutschen Wehrmacht… Nach so vielen Schlachten, nachdem ich so viele Feinde kampfunfähig machte, nachdem ich so oft gestorben und noch einmal geboren bin… Und jetzt? Nur weil ich unmodern geworden bin, nur weil es heute Mode ist, sich mit allen diesen technologischen Teufeleien zu unterhalten! Es war mir nicht einmal vergönnt, ein würdevolle Zukunft als Heimkehrer zu haben… zum Beispiel auf einem Wandbrett oder einem Regal, für einige Bücher Wache stehend… Der Teufel! Keine Empfindsamkeit! Ich bin ein Soldat! Ich muss mit Ehre meinem Schicksal entgegentreten! Ich werde fortfahren, zu kämpfen: wo ist der Feind, wo meine Männer, wo das Schlachtfeld, zu den Waffen, zu den Waffen!... Nein… Nichts… Niemand… In diesem dunklen Müllmeer bin ich allein geblieben… Veralteter, nutzloser, kleiner Spielsoldat...".

Traduzione
Il vecchio soldato
“Accidenti, chi l’avrebbe mai detto che sarei dovuto finire così?! Io, un glorioso e pluridecorato Feldmaresciallo dell’esercito tedesco… Dopo così tante battaglie, dopo che così tanti nemici ho sconfitto sul campo, dopo che così tante volte sono morto e rinato… E ora? Solo perché sono sorpassato, solo perché oggi va di moda trastullarsi con tutte queste diavolerie tecnologiche! Neppure mi fu concesso d’avere un dignitoso futuro da reduce… Per esempio su di una mensola o uno scaffale a guardia di qualche libro… Al diavolo! Bando ai sentimentalismi! Sono un soldato! Devo con onore affrontare il mio destino! Continuerò a combattere: dove è il nemico, dove i miei uomini, dov’è il campo di battaglia, alle armi, alle armi!... No… Niente… Nessuno… In questo oscuro mare di rifiuti sono rimasto solo… Antiquato, inutile, piccolo soldatino…”.

Senza titolo

Non scrivo più, non leggo più:
Tutto è sospeso…
Letargia dei sensi, in questo inverno
umido e caldo, anomalo come
il passero senza coda
che vagola smarrito nel mio
universo onirico.
Riavvolgo la bobina dei ricordi,
per cancellare ogni indizio, ogni prova
d’un vano desiderio, ancora
un’illusione vana…
Forse non ne hai colpa,
o forse sì, ma è di me
che voglio cancellare
onore e gloria, la mia
pietosa storia…
Non ci sono per nessuno,
non ci son mai stato…

America e Ameri-Kani

Anche a questo giro ce l'abbiamo fatta... Roma è tornata ad essere una città "normale", non più blindata e in emergenza; le abominevoli ed oscure trame del terrorismo internazionale non hanno avuto possibilità alcuna di perpetrare le proprie esecrabili nefandezze; Bush e signora con il proprio entourage si sono fatti la loro visita ufficiale in piena tranquillità; tutti, maggioranza e opposizione, chi per un verso chi per un altro, si dicono soddisfatti e contenti per la bella figura del nostro Paese nel ricevere il potente e ragguardevole ospite... Bene, la cronaca della due giorni romana del Presidente Stars & Stripes, fatta di sorrisi e cerimoniali di Stato, qualche perdonabile gaffe da turista americano del profondo sud in visita nel Bel Paese (un paio per tutte, riportate dalla stampa, Bush che chiama il Papa Sir anziché His Holiness, o la sua consorte, Laura, che chiede, guardando da non so quale balcone una veduta panoramica sulla città, dove si trovano i sette colli... Ma del resto, siamo proprio convinti che per un Americano medio, almeno in linea di principio, ci sia poi tutta questa differenza fra il Burundi e la nostra Italietta? Ricordo un episodio di qualche anno fa, quando ad un convegno internazionale sentì un ragazzo statunitense chiedere meravigliato ad una più o meno coetanea spagnola se era proprio vero che anch'essi, in Spagna, avessero i telefoni pubblici!!!), una cronaca fatta, dicevamo, di sorrisi e parole di circostanza, esercizi di diplomazia, inviti e sfoggi di dichiarazioni di amicizia, ha registrato anche l'inevitabile "neo" della duplice protesta no-global e della cosiddetta sinistra antagonista, radicale, e chi più ne ha, più ne metta...
Ovvio che non è affatto questione, comunque la si pensi, di mettere in dubbio la legittima libertà democratica e costituzionale di esprimere le proprie idee, i propri pareri, il proprio dissenso. Il problema è semmai un altro: mi chiedo quale efficacia possa assumere agli occhi dell'opinione pubblica la manifestazione di determinate istanze quando questa libertà diventa lesiva di quella altrui, e anzi di un "altrui" non generico, bensì proprio di quel sentire comune che dovrebbe essere semmai destinatario ultimo di quelle stesse istanze. Come altrimenti valutare gli ormai ben conosciuti comportamenti prevaricatori di una porzione non certo irrilevante di irriducibili sedicenti "disobbedienti", con pericolose propaggini parlamentari (vedi Caruso), fatti di violenza gratuita, vandalismi, opportunismi e prepotenze. Come altrimenti considerare i "compagni" che non sono più da bollare semplicemente con l'etichetta dei "compagni che sbagliano", essendo compagni che dietro un pacifismo di pura facciata distruggono, imbrattano, deturpano, rubano, pretendono (per giunta, ed è il colmo, riuscendovi, grazie ad una decisione prefettizia!!!) di viaggiare sui treni gratis (per poi metterli completamente a soqquadro), aggrediscono inopinatamente le forze dell'ordine o ne insultano la memoria dei loro caduti in servizio (ignobile la scritta "10-100-1000 Raciti", a turpe richiamo del già tristemente noto "10-100-1000 Nassiriya"! Non è un caso forse che un intellettuale di sinistra e antifascista come Pasolini, negli anni della contestazione, stigmatizzasse duramente i borghesucci e i figli di papà che si atteggiavano a rivoluzionari dell'ultima ora - quegli stessi poi spesso "rifluiti" nell'establishment dei potentati politi ed economici della prima, e pure della seconda, repubblica -, levando nel contempo la propria solidarietà e simpatia per coloro che egli riteneva essere veramente i "figli del popolo", carabinieri e poliziotti, solitamente, loro sì, originari di famiglie umili e poco abbienti). Le vetrine rotte, i cassonetti rovesciati, le auto incendiate e via dicendo appartengono a quella società civile, a quella comunità che studia, lavora, produce e di frequente fa fatica ad arrivare a fine mese, che magari non condivide o non condivide appieno specifiche scelte politiche, economiche, sociali, ma che finisce per perdere di vista la ragion d'essere di un dissenso di fronte alla belluina ed acefala forma con la quale questo, per certi aspetti, si riveste pretestuosamente e ne minaccia o danneggia la stessa integrità.
Mi resta solo da rilevare l'ennesima magra figura di quest'Armata Prodi-Brancaleone, di un governo che non manca occasione per coprirsi di ridicolo: paradossale che mentre, da un lato, accoglie e si spertica per ribadire e rafforzare l'amicizia, gli orientamenti di politica internazionale, l'alleanza strategica con gli Stati Uniti e il presidente Bush, dall'altro assiste alla imbarazzante partecipazione di suoi esponenti e di autorevoli membri della propria maggioranza alla manifestazione contro lo stesso Bush, con la farsa della distinzione fra le due iniziative, quella dei no-global anti-Bush e anti-Prodi, e quella della sinistra radicale formalmente solo anti-Bush, ma non anti-Prodi (viene da ridere se la cosa non fosse drammaticamente seria), che infatti è stata un flop avendo tutti i sinistrorsi duri e puri aderito all'altra. Tanto che il segretario di Rifondazione Comunista, Giordano, ha pure dichiarato che è stato un errore farle separate!
Che dire, nulla di nuovo sotto il sole di giugno...

sabato 9 giugno 2007

PROSSIMA SERATA DISCOrDANCE

Dopo una provvidenziale pausa di riflessione, torniamo in azione più determinati che mai: prossima rutilante serata dance ancora all'Aliby Cafè di Foiano il prossimo sabato 16 giugno!!!

mercoledì 6 giugno 2007

Come angeli caduti (Concerto grosso)

Alto volo caduco
fiacco rovina
l'ala
luciferina a mezzo
fra l'upupa e la lira

Vissi per un terzo
d'Assoluto
il resto è farina del mio sacco