domenica 10 giugno 2007

America e Ameri-Kani

Anche a questo giro ce l'abbiamo fatta... Roma è tornata ad essere una città "normale", non più blindata e in emergenza; le abominevoli ed oscure trame del terrorismo internazionale non hanno avuto possibilità alcuna di perpetrare le proprie esecrabili nefandezze; Bush e signora con il proprio entourage si sono fatti la loro visita ufficiale in piena tranquillità; tutti, maggioranza e opposizione, chi per un verso chi per un altro, si dicono soddisfatti e contenti per la bella figura del nostro Paese nel ricevere il potente e ragguardevole ospite... Bene, la cronaca della due giorni romana del Presidente Stars & Stripes, fatta di sorrisi e cerimoniali di Stato, qualche perdonabile gaffe da turista americano del profondo sud in visita nel Bel Paese (un paio per tutte, riportate dalla stampa, Bush che chiama il Papa Sir anziché His Holiness, o la sua consorte, Laura, che chiede, guardando da non so quale balcone una veduta panoramica sulla città, dove si trovano i sette colli... Ma del resto, siamo proprio convinti che per un Americano medio, almeno in linea di principio, ci sia poi tutta questa differenza fra il Burundi e la nostra Italietta? Ricordo un episodio di qualche anno fa, quando ad un convegno internazionale sentì un ragazzo statunitense chiedere meravigliato ad una più o meno coetanea spagnola se era proprio vero che anch'essi, in Spagna, avessero i telefoni pubblici!!!), una cronaca fatta, dicevamo, di sorrisi e parole di circostanza, esercizi di diplomazia, inviti e sfoggi di dichiarazioni di amicizia, ha registrato anche l'inevitabile "neo" della duplice protesta no-global e della cosiddetta sinistra antagonista, radicale, e chi più ne ha, più ne metta...
Ovvio che non è affatto questione, comunque la si pensi, di mettere in dubbio la legittima libertà democratica e costituzionale di esprimere le proprie idee, i propri pareri, il proprio dissenso. Il problema è semmai un altro: mi chiedo quale efficacia possa assumere agli occhi dell'opinione pubblica la manifestazione di determinate istanze quando questa libertà diventa lesiva di quella altrui, e anzi di un "altrui" non generico, bensì proprio di quel sentire comune che dovrebbe essere semmai destinatario ultimo di quelle stesse istanze. Come altrimenti valutare gli ormai ben conosciuti comportamenti prevaricatori di una porzione non certo irrilevante di irriducibili sedicenti "disobbedienti", con pericolose propaggini parlamentari (vedi Caruso), fatti di violenza gratuita, vandalismi, opportunismi e prepotenze. Come altrimenti considerare i "compagni" che non sono più da bollare semplicemente con l'etichetta dei "compagni che sbagliano", essendo compagni che dietro un pacifismo di pura facciata distruggono, imbrattano, deturpano, rubano, pretendono (per giunta, ed è il colmo, riuscendovi, grazie ad una decisione prefettizia!!!) di viaggiare sui treni gratis (per poi metterli completamente a soqquadro), aggrediscono inopinatamente le forze dell'ordine o ne insultano la memoria dei loro caduti in servizio (ignobile la scritta "10-100-1000 Raciti", a turpe richiamo del già tristemente noto "10-100-1000 Nassiriya"! Non è un caso forse che un intellettuale di sinistra e antifascista come Pasolini, negli anni della contestazione, stigmatizzasse duramente i borghesucci e i figli di papà che si atteggiavano a rivoluzionari dell'ultima ora - quegli stessi poi spesso "rifluiti" nell'establishment dei potentati politi ed economici della prima, e pure della seconda, repubblica -, levando nel contempo la propria solidarietà e simpatia per coloro che egli riteneva essere veramente i "figli del popolo", carabinieri e poliziotti, solitamente, loro sì, originari di famiglie umili e poco abbienti). Le vetrine rotte, i cassonetti rovesciati, le auto incendiate e via dicendo appartengono a quella società civile, a quella comunità che studia, lavora, produce e di frequente fa fatica ad arrivare a fine mese, che magari non condivide o non condivide appieno specifiche scelte politiche, economiche, sociali, ma che finisce per perdere di vista la ragion d'essere di un dissenso di fronte alla belluina ed acefala forma con la quale questo, per certi aspetti, si riveste pretestuosamente e ne minaccia o danneggia la stessa integrità.
Mi resta solo da rilevare l'ennesima magra figura di quest'Armata Prodi-Brancaleone, di un governo che non manca occasione per coprirsi di ridicolo: paradossale che mentre, da un lato, accoglie e si spertica per ribadire e rafforzare l'amicizia, gli orientamenti di politica internazionale, l'alleanza strategica con gli Stati Uniti e il presidente Bush, dall'altro assiste alla imbarazzante partecipazione di suoi esponenti e di autorevoli membri della propria maggioranza alla manifestazione contro lo stesso Bush, con la farsa della distinzione fra le due iniziative, quella dei no-global anti-Bush e anti-Prodi, e quella della sinistra radicale formalmente solo anti-Bush, ma non anti-Prodi (viene da ridere se la cosa non fosse drammaticamente seria), che infatti è stata un flop avendo tutti i sinistrorsi duri e puri aderito all'altra. Tanto che il segretario di Rifondazione Comunista, Giordano, ha pure dichiarato che è stato un errore farle separate!
Che dire, nulla di nuovo sotto il sole di giugno...

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo su tutto...in particolare, a prescindere dall'opinione politica, che è personalissima (nonché sbagliatissima se di sinistra, eheheh), mi piace pensare che qualcuno sia ancora disposto a scendere in piazza per le proprie opinioni.
E' il modo che è sbagliato, su questo siamo d'accordo, come pure credo che molti abbiano partecipato alle manifestazioni solo per il gusto di fare qualcosa di "trasgressivo"...ma in generale vorrei avere una gioventù più partecipe dei problemi del nostro Paese, invece di essere sintonizzata solo sull'ultimo modello di cellulare presentato dal Vip di turno...é utopia, vero?
Per quanto riguarda Bush, niente mi stupisce: è un fantoccio, lo sa pure la mia gatta (che è splendida!)...basti vedere il comportamento in occasione dell'11 settembre: stava a gigionare in una scuola mentre gli buttavano giù due grattacieli pieni di persone...Ha un neurone, che quando scende nei piani bassi, non serve la scatola cranica (come molti esemplari maschi che ho avuto la sfortuna di incontrare, ahimé): la cosa tragica è che in teoria comanda il paese più potente del mondo...pensa te..
Sul papa e su come Bush lo ha chiamato, non mi pronuncio, perchè non sono obiettiva: Ratzinger mi fa profondamente schifo, in senso omnicomprensivo e la Chiesa come istituzione deve essere smantellata.
Namasté
M.

Antonio Candeliere ha detto...

Gli episodi di violenza vanno condannati, ma non si può ovviamente generalizzare, significherebbe non accettare il fatto che gli italiani sono contro la guerra di bush!

Anonimo ha detto...

Qualcosa lo condivido, anche se non tutto.
Stò perdendo interesse per la non violenza, e mi rendo conto che per la violenza non è fortunatamente ancora il tempo.
Salutami le tue api, e se riesci indirizza un paio di punture sul c… di Bush.

Zakengo ha detto...

Dico semplicemente:
1. Ben venga una gioventù più partecipe alle problematiche del Paese, magari non strumentalizzata, sindacalizzata, manovrata a sommo studio da questa o quella parte politica... Insomma, se ragiona con la propria testa e sente con il proprio cuore (cosa che ultimamente non m'è sembrato di vedere un granché...);
2.Che la guerra di Bush sia stata una guerra "del petrolio", per così dire, ma potremmo aggiungere dei mercanti d'armi e quant'altro, non ci sono dubbi... Nondimeno, una volta scelta l'opzione guerra da quella che è la maggiore potenza mondiale, vista l'inutilità di ogni possibile appello a soluzioni politiche o diplomatiche, vista l'obiettiva inconsistenza dell'ONU, data la latitanza dell'Europa (forse non proprio del tutto casuale, considerato il non peregrino sospetto, per esempio, che la Francia si sia opposta all'intervento americano in Iraq non certo per filantropia, bensì perché vedeva minacciati i propri interessi in loco...), le scelte erano due: starci o non starci. E, secondo me, al di là del giudizio di merito sulla guerra come forma estrema (e aggiungo esecranda) di azione "politica", o su questa guerra nella fattispecie, è stata una scelta di Realpolitik quella di starci, per tutta una serie di ragioni fra le quali, non ultima, quella della possibilità di un contributo umanitario alla ricostruzione di un paese piegato da anni di sanguinaria dittatura e, ora, da una guerra esiziale e senza fine, un contributo quale quello che le nostre Forze Armate hanno saputo dare, anche con il sacrificio delle proprie vite... Molto peggio venirsene via a metà dell'opera, lasciando un paese nel caos e in preda o delle frange islamiche più oscurantiste e fanatiche, o di spregiudicati gruppi terroristici.