martedì 31 agosto 2010

La scatola

Neon anonimo e freddo,
Caldi faretti alogeni...
Faldoni contabili,
Patinati volumi di Arte...
Scialbi arredi d'ufficio,
Elegante canapè in stile...

Fra dovere e piacere,
uno scarto di costo
e di gusto,
di "altro" e di "mio", ma sempre
una scatola resta
a contenere la favola
persa...

lunedì 30 agosto 2010

Il podista

Il podista correva... Ogni giorno... Correva poiché doveva, ma non sapeva perché... O meglio, credeva di saperlo, ma la "vera" ragione della sua corsa aveva la consapevolezza di non conoscerla... Il podista, anzitutto, sfidava se stesso nel migliorare tempi e prestazioni, velocità, resistenza e questo richiedeva costante allenamento, metodo e concentrazione, regime dietetico, periodici controlli medici, un rigoroso stile di vita, senza né vizi né stravizi, la rinuncia all'amore, ai figli e alla famiglia, specie per impedire che la mente, avesse vacillato nella propria doverosa volontà di correre, inibisse la capacità fisica di farlo, e di farlo ogni giorno... A chi gli chiedeva "Dove corri?", lui, il podista, non sapeva rispondere... Almeno, non era sicuro che la sua fosse la risposta giusta... O quella vera... Giacché, in realtà, dove correva (al pari del "perché" correva) non l'aveva mai davvero saputo... Qualcuno, forse non digiuno di filosofia o cultura religiosa orientale, gli aveva detto che probabilmente il motivo di tanto impegno e sacrificio stava nel fatto che la mèta e la causa prima del suo correre risiedeva nel correre stesso, e che il correre era nel contempo la sua medesima ragione d'essere e di vita, il suo destino, nonché l'intima natura del podista in quanto tale... Ma costui di per sé non ci vedeva comunque nulla di allettante o entusiasmante in quella metodica, quotidiana, spossante corsa, tanto più che veniva fatta in solitario, senza che alcuno in qualche modo lo gratificasse, lo premiasse, lo esaltasse, lo incitasse, anzi nessuno se ne sarebbe accorto se non fosse stato perché nei suoi discorsi ne accennava di frequente, ciò che per altro lo rendeva spesso oggetto di scherno o compassione... E nonostante tutto correva... Correva... Correva... Correva... Un pomeriggio di un'afosa sera estiva, durante un normale allenamento, il podista oggi ricorda di avere sentito, per la prima volta nella sua vita di corridore, come una sorta di sollievo, un sollievo nel senso che l'affanno e la fatica dolorosi della sua corsa vennero d'un tratto, senza alcun preavviso, meno... Rammenta anche un vocìo, delle luci, dei rumori ovattati e metallici, qualcosa che gli scorreva in gola e nel naso... Non gli sovviene molto di più... Forse, ma non ci giurerebbe, che qualcuno piangeva, poi di sicuro, improvvisi, buio e silenzio... Ma soprattutto che, da allora, non corre più...

Cartolina

Il rettangolo di carta,
lucido, la foto pallida,
sbiadita da vecchia Polaroid...
Quel buffo "fungo" che vendeva
souvenir nella pineta,
e il trenino di cemento
colorato, coi suoi fantastici,
avventurosi, immoti viaggi
di piccoli pionieri...
Ora non ci sono più, fagocitati
dal gorgo impietoso del tempo,
e con loro ogni giorno
una parte di noi, ancora qui, sopravvissuti,
a domandarci
com'eravamo e come saremmo
voluti, potuti, dovuti essere, 
a constatare come siamo...
Il sole tramonta lasciando diffusi
bioccoli bigi sul cielo
vermiglio...

domenica 29 agosto 2010

Il drudo



La morbida curva del seno
si insinua dolce
e superba fra lievi le trame
del tessuto calando, inopinata,
la veste sulle spalle...
Una gamba piegata sull'altra,
la mano con muliebre grazia
ed oli essenziali accarezza fresca
la pelle lavata... Molli
i capelli riversano ciocche
selvagge
su terga leggere e chiamano
l'occhio giù in basso, dove
prorompono, frutti ubertosi,
le natiche...
Un rumore serico,
come un rantolo di foglie
piegate al volere del vento sovrano,
ed ecco,
riempie padrona la stanza la nuda
protervia dei corpi...
Pelle su pelle,
la tenera pugna, primigenio
caos, formicolante sale e caldo
fluisce il brivido, piega le membra, offusca
il cervello, e sgretola il tempo, e lo spazio,
e spezza catene e urla
rabbiosa la carne la propria
rivincita, si tende allo spasmo la speme
di fine infinita...
Poi lì, dopo, esanimi incerti... Come un tronco
rugoso dai rami contorti e annodati
disteso sul gelido greto di un fiume...
La bestia, provvida, ancora ha prevalso
sull'uomo!!!

Albeggia, torno in strada... Mi aspetta
la Casa che non ho, la Vita
che non so...
Infine, l'uomo
che amava le donne
ha ucciso la provvida bestia...

venerdì 27 agosto 2010

DecimAzione


"UNO OGNI DIECI!!!",
gridava l'ufficiale
al subalterno:
"UNO OGNI DIECI!!!",
Ma lui si rifiutò...
Non sapeva contare, e preferiva
seguire il volo frammentato
fatale e variopinto di una farfalla...
Amava la Vita:
Per questo morì, senza saperlo, per primo...

Il sogno di Ossian (Jean-Auguste-Dominique Ingres, 1813)



Muta
rimane immota
la corda,
non più tremula serva
di tardo sopito
Cantore.
Atra la corte
di ombre
muovono larve,
diafana luce,
foschi ricordi, tetri
presagi...
Il senso della fine senza un inizio...