Ebbene sì... Ad Arezzo habuimus Petrum: Peter Gabriel, uno degli artisti più creativi, innovativi, longevi della musica pop-rock, dall'epoca d'oro del progressive con i Genesis alle più recenti sperimentazioni musicali, giovedì 5 luglio scorso ha aperto la rassegna PLAY-Arezzo Art Festival, quest'anno alla sua prima edizione, in sostituzione del tanto discusso Arezzo Wave migrato verso altri lidi (quelli di Osmannoro 2000, con il nuovo nome di Italian Wave). Data, quella aretina, inserita nel Warm up Tour. Summer '07 del musicista inglese dopo Brescia (2 luglio) e Roma (3 luglio), e immediatamente antecedente all'esibizione in Piazza S. Marco a Venezia del 6 luglio, quarto e ultimo degli appuntamenti italiani del Tour. Nello stupendo e suggestivo scenario di Piazza Grande, appesantito nel fisico (si invecchia tutti, ahimè!), ma ancora smagliante quanto a timbro vocalico, capacità istrioniche e teatralità, Peter Gabriel ha proposto in due ore abbondanti di concerto una scaletta singolare, giacché frutto delle richieste fatte dai fans attraverso il forum del suo sito web (http://www.petergabriel.com/), come egli stesso ha precisato. Presentando buona parte delle sue esecuzioni con un'introduzione in italiano, il Nostro ha peraltro rivelato quella disponibilità e considerazione del pubblico che solo i grandi artisti (pochi, invero...) sanno abbinare al loro talento. Riproposti, ovviamente, i brani più significativi ed emblematici della sua lunga e prolifica carriera, fino al conclusivo Biko, impeccabilmente eseguiti dalla band che accompagna Gabriel in questa sua tournèe estiva: gli storici Tony Levin (basso, contrabbasso elettrico e stick) e David Rhodes (chitarra), la figlia Melanie Gabriel, che oltre come corista ha eseguito da solista Mother of Violence, le new entries Angie Pollock (tastiere e cori), Ged Lynch (batteria) e Richard Evans (chitarre, xilofono, tin whistle). Le capacità creative di Peter Gabriel, nella costante ricerca di sonorità, linee ritmiche, soluzioni e sperimentazioni melodico-armoniche, che ne hanno fatto, unitamente all'impegno sociale e all'originalità dei testi e delle trovate sceniche, ormai una sorta di moderno e indiscusso guru nel panorama della musica "colta" moderna, non hanno bisogno di ulteriori commenti. Ci piace quindi, a chiusura di queste note, aggiungere solo l'emozione scaturita dal vedere un mini-esercito, vario e brizzolato, di attempati fans (quarantenni, cinquantenni, ma anche oltre), zainetto in spalla e l'entusiasmo eccitato degli adolescenti, nel suo lento e sparpagliato procedere verso il luogo del concerto, l'attesa paziente in fila per l'ingresso, il sit-in sulle antiche pietre del selciato, con panini, bottigliette d'acqua e talora un libro o un giornale, e l'esplosione fremente e dimentica degli anni quando la magia della musica, quella buona davvero, prende finalmente il sopravvento.
1 commento:
caro Stefano, io aspetto i commenti su Lou Reed, visto che io l'ho visto venerdì!
a presto,
Roberta
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