C’era una volta una bambina che aveva un cappuccetto rosso e, per questo, era chiamata Mario.
Un giorno la mamma disse a Mario: “Siccome oggi in casa c’è un casino che non ti dico, perché il tu’ babbo è andato a cerca’ i funghi e ha lasciato tutto in ballo, oggi a portare da mangiare alla nonna, che ‘un si sente punto bene, ci vai te e senza fiatare, ‘ntesi?”.
Mario rispose: “Ma mamma, devo finire il pokerino al computer!!!”.
La mamma tirò un coltello da cinghiale a Mario, il quale allora capì che quel giorno era meglio non scherzare, perché la mamma era nervosa (il babbo infatti non aveva trovato nessun fungo).
Così, suo malgrado ubbidì: prese il panierino, salutò la mamma, che rispose con un grugnito, e si incamminò per il viottolo nel bosco.
Non aveva fatto due passi che la mamma lo richiamò per dirgli se aveva preso il fazzoletto, se aveva fatto la pipì e di non prendere roba dagli sconosciuti, di non montare sui motorini e di stare attento al lupo cattivo (in fondo la mamma voleva bene a quel coso).
Mario si addentrò nel bosco: il sentiero era pieno di fiori e così, mentre camminava si chinò a raccoglierne uno, poi due, poi tre, poi ancora un altro, poi… toh!, un bel porcino: “So’ più forte di quel bischero del mi’ babbo!”, pensò Mario.
Ad un tratto, sbucò fuori un enorme lupo: “Ciao Gino!”, esclamò Mario; “Ciao Mario!”, rispose il lupo, “Dove vai?”. Disse Mario: “Dalla mi’ nonna, che palle: non sta bene e devo portarle da mangiare”. Ribatté Gino: “ Ah, allora ti saluto, ciao!”, e se ne andò pensando di precedere Mario dalla nonna.
E difatti così fu (quattro zampe sono più veloci di due): bussò alla porta e da dentro una vocina rispose: “Chi è?”. “So’ Mario”, disse il lupo. “Entra pure impiastro”, e la nonna aprì la porta con il telecomando, mentre da letto guardava alla televisione il Maurizio Costanzo Show.
Il lupo entrò e in un boccone si mangiò la nonna.
Dopo un po’ arrivò Mario, vide la porta aperta e capì tutto: varcata la soglia, guardando il letto sbottò: “Gino, ma possibile che più ingrandisci, men capisci? Passi che per la cinquecentesima volta tu ti mangi quel mucchio d’ossi de la mi’ nonna, passi che tutte le volte tu debba fare il coglione con la su’ cuffia e la su’ camicia da notte, ma che tu ci trovi gusto a fatti sparare sul culo da quel deficiente di Giacomo il cacciatore, proprio ‘un lo capisco!”. E così dicendo, dette una mazzolata a Gino, prima fra moccio e bava, poi sul groppone per fargli sputare la nonna.
Non appena la povera vecchietta si ritrovò seduta sul tappeto disse sbigottita: “Ma è possibile che tutte le volte che guardo quel buzzone mi piglia sonno? Meno male che ci siete voi ragazzi che mi fate compagnia: lo prendete con me un whiskino, o preferite fa’ ‘no stjoppo?”.
Un giorno la mamma disse a Mario: “Siccome oggi in casa c’è un casino che non ti dico, perché il tu’ babbo è andato a cerca’ i funghi e ha lasciato tutto in ballo, oggi a portare da mangiare alla nonna, che ‘un si sente punto bene, ci vai te e senza fiatare, ‘ntesi?”.
Mario rispose: “Ma mamma, devo finire il pokerino al computer!!!”.
La mamma tirò un coltello da cinghiale a Mario, il quale allora capì che quel giorno era meglio non scherzare, perché la mamma era nervosa (il babbo infatti non aveva trovato nessun fungo).
Così, suo malgrado ubbidì: prese il panierino, salutò la mamma, che rispose con un grugnito, e si incamminò per il viottolo nel bosco.
Non aveva fatto due passi che la mamma lo richiamò per dirgli se aveva preso il fazzoletto, se aveva fatto la pipì e di non prendere roba dagli sconosciuti, di non montare sui motorini e di stare attento al lupo cattivo (in fondo la mamma voleva bene a quel coso).
Mario si addentrò nel bosco: il sentiero era pieno di fiori e così, mentre camminava si chinò a raccoglierne uno, poi due, poi tre, poi ancora un altro, poi… toh!, un bel porcino: “So’ più forte di quel bischero del mi’ babbo!”, pensò Mario.
Ad un tratto, sbucò fuori un enorme lupo: “Ciao Gino!”, esclamò Mario; “Ciao Mario!”, rispose il lupo, “Dove vai?”. Disse Mario: “Dalla mi’ nonna, che palle: non sta bene e devo portarle da mangiare”. Ribatté Gino: “ Ah, allora ti saluto, ciao!”, e se ne andò pensando di precedere Mario dalla nonna.
E difatti così fu (quattro zampe sono più veloci di due): bussò alla porta e da dentro una vocina rispose: “Chi è?”. “So’ Mario”, disse il lupo. “Entra pure impiastro”, e la nonna aprì la porta con il telecomando, mentre da letto guardava alla televisione il Maurizio Costanzo Show.
Il lupo entrò e in un boccone si mangiò la nonna.
Dopo un po’ arrivò Mario, vide la porta aperta e capì tutto: varcata la soglia, guardando il letto sbottò: “Gino, ma possibile che più ingrandisci, men capisci? Passi che per la cinquecentesima volta tu ti mangi quel mucchio d’ossi de la mi’ nonna, passi che tutte le volte tu debba fare il coglione con la su’ cuffia e la su’ camicia da notte, ma che tu ci trovi gusto a fatti sparare sul culo da quel deficiente di Giacomo il cacciatore, proprio ‘un lo capisco!”. E così dicendo, dette una mazzolata a Gino, prima fra moccio e bava, poi sul groppone per fargli sputare la nonna.
Non appena la povera vecchietta si ritrovò seduta sul tappeto disse sbigottita: “Ma è possibile che tutte le volte che guardo quel buzzone mi piglia sonno? Meno male che ci siete voi ragazzi che mi fate compagnia: lo prendete con me un whiskino, o preferite fa’ ‘no stjoppo?”.
1 commento:
Ahahahahah.. splendida!
LaMary
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