lunedì 30 agosto 2010

Il podista

Il podista correva... Ogni giorno... Correva poiché doveva, ma non sapeva perché... O meglio, credeva di saperlo, ma la "vera" ragione della sua corsa aveva la consapevolezza di non conoscerla... Il podista, anzitutto, sfidava se stesso nel migliorare tempi e prestazioni, velocità, resistenza e questo richiedeva costante allenamento, metodo e concentrazione, regime dietetico, periodici controlli medici, un rigoroso stile di vita, senza né vizi né stravizi, la rinuncia all'amore, ai figli e alla famiglia, specie per impedire che la mente, avesse vacillato nella propria doverosa volontà di correre, inibisse la capacità fisica di farlo, e di farlo ogni giorno... A chi gli chiedeva "Dove corri?", lui, il podista, non sapeva rispondere... Almeno, non era sicuro che la sua fosse la risposta giusta... O quella vera... Giacché, in realtà, dove correva (al pari del "perché" correva) non l'aveva mai davvero saputo... Qualcuno, forse non digiuno di filosofia o cultura religiosa orientale, gli aveva detto che probabilmente il motivo di tanto impegno e sacrificio stava nel fatto che la mèta e la causa prima del suo correre risiedeva nel correre stesso, e che il correre era nel contempo la sua medesima ragione d'essere e di vita, il suo destino, nonché l'intima natura del podista in quanto tale... Ma costui di per sé non ci vedeva comunque nulla di allettante o entusiasmante in quella metodica, quotidiana, spossante corsa, tanto più che veniva fatta in solitario, senza che alcuno in qualche modo lo gratificasse, lo premiasse, lo esaltasse, lo incitasse, anzi nessuno se ne sarebbe accorto se non fosse stato perché nei suoi discorsi ne accennava di frequente, ciò che per altro lo rendeva spesso oggetto di scherno o compassione... E nonostante tutto correva... Correva... Correva... Correva... Un pomeriggio di un'afosa sera estiva, durante un normale allenamento, il podista oggi ricorda di avere sentito, per la prima volta nella sua vita di corridore, come una sorta di sollievo, un sollievo nel senso che l'affanno e la fatica dolorosi della sua corsa vennero d'un tratto, senza alcun preavviso, meno... Rammenta anche un vocìo, delle luci, dei rumori ovattati e metallici, qualcosa che gli scorreva in gola e nel naso... Non gli sovviene molto di più... Forse, ma non ci giurerebbe, che qualcuno piangeva, poi di sicuro, improvvisi, buio e silenzio... Ma soprattutto che, da allora, non corre più...

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