lunedì 31 maggio 2010

La Chiesa fra Stato e Corpo Mistico: potere dello spirito o spirito del potere?

La ricorrente litania che imputa alla Chiesa e alle sue gerarchie un'eccessiva secolarizzazione, a scapito e ad onta della propria missione evangelica e spirituale, ci induce ad alcune corsive riflessioni...
La Chiesa, non va dimenticato che è anche (e forse soprattutto, con rispetto parlando, dal punto di vista istituzionale) un'entità politica ed economica. La storia insegna come per lungo tempo abbia esercitato, accanto al suo magistero spirituale, un potente, determinante ruolo temporale. Non mi riferisco, ovvio, solo allo Stato Pontificio e alle lotte epocali fra Papi e Imperatori, ovvero ai vescovi-conti dell'epoca comunale... Mutatis mutandis, resta un dato di fatto anche per la storia più recente, fino ai giorni nostri... La spiritualità di cui spesso si parla e vagheggia, è pertanto affatto utopistica se considerata in senso assoluto, perché la Chiesa non esisterebbe più in quanto tale. Del resto, quella di costituirsi come "entità temporale" si rivelò una necessità storica, all'indomani della grande rivoluzione di Gesù, per garantirne l'affermazione su un paganesimo di stato esangue e distante e su forme "spiritualistiche" frammentarie e destabilizzanti (e non è un caso che, innovando - per così dire - nella continuità, iconografia, agiografia e liturgia cristiana abbiano attinto a piene mani dall'una e dall'altra parte onde creare un corredo "culturale" ecumenico ed universale, capace di allignare e "unificare" ovunque a livello sia politico che sociale). Certo che questo ha creato una "frattura" ormai parimenti storicizzata fra spiritualismo e temporalismo ecclesiastico (come già in epoca classica fra religione ufficiale e movimenti misterici, ed è significativo che già Francesco sia stato a suo tempo visto come un potenziale elemento "eversivo"...), una frattura parallela alla vicenda politica della Chiesa-Stato (o Regno, come alcuni dicono), ma che quest'ultima ha saputo accortamente sempre riportare nell'alveo del suo magistero universale, assorbendo le istanze e la ragion d'essere degli uni come degli altri, salvo epurarne quegli elementi irriducibili a tal punto da mettersi "fuori" di essa (penso, ad esempio, ad un Dolcino, o ad un Boff, giusto per fare due esempi "estremi" in diversi contesti storici)... Ma a quel punto, abbiamo a che fare con soggetti "isolati" o minoritari, che non riescono ad andare molto lontano con il loro mordente "innovativo" o "rivoluzionario", un tempo torturati e arsi, oggi sospesi a divinis, o addirittura esclusi dalla gerarchia ecclesiastica o dalla stessa Chiesa. In fondo, non dimentichiamoci la lectio polibiana della religio instrumentum regni, che poi ritroveremo nel "Principe" di Machiavelli o nel desiderio del Guicciardini di vedere "liberato il mondo dalla tirannide di questi scellerati preti"... Sempre con rispetto parlando, si intende!!!
La Chiesa per essere Chiesa "ha dovuto" e "deve" essere Stato... Il falegname giudeo Jeshua' è stato un "rivoluzionario" disarmato e incosciente, destabilizzante e "pericoloso" tanto di più quanto di più "visionario" e "immediato" era il suo messaggio: Ἀγαπήσεις τὸν πλησίον σου ὡς σεαυτόν "Ama il prossimo tuo come te stesso" (Matteo 19, 19)... Il testo greco esprime già con la sua stessa intima musicalità un principio semplice nella forma ma radicalmente "sovversivo" nella sostanza!!! La Parola e l'Esempio di un uomo, apparentemente insignificante, ma destinato a travolgere con la sola forza di quella Parola, di quell'Esempio non solo uno Stato, ma un'intero sistema di valori sociali e culturali, un'intera civiltà, sono stati come un uragano che nel distruggere ha trasportato ovunque anche il germe di una nuova era... Morto lui, e in virtù di "quella" stessa morte, il suo carisma unico e irripetibile, che lo aveva fatto assurgere ad "Incipit" di un processo disgregativo per un verso, e aggregativo per un altro (altro elemento di ineguagliata novità), solo un sistema vie più strutturato di gerarchie politico-religiose e di elaborazione dogmatica e culturale, poteva consentire alla costituenda Chiesa di portare avanti l'opera di proselitismo e affermazione capillare e irreversibile... E così fu... Per un verso, questo significò l'inizio del "potere temporale", prima legato alla figura del Caesar, poi sempre più autonomo e antagonistico verso quest'ultima, per un altro, l'assorbimento consapevole e controllato di quelle istanze di fede più spiritualistiche o mistiche, maggiormente aderenti alla figura del Cristo... In fondo, la grande capacità politica della Chiesa è sempre stata quella di mantenere dentro di sé e con pari dignità, salvo casi limiti, queste due fondamentali anime...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

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