giovedì 14 ottobre 2010

La Stanza (dedicata ad una malinconica Amica)

C'era una volta una stanza... No, non è una favola, c'era davvero... Non era bellissima, anzi, direi proprio bruttina... Per quanto il ricordo di chi la frequentava sia adesso, a distanza di molti anni, remoto e sfumato, reso offuscato e vago dal tempo, nei frammenti che affiorano alla memoria di costoro è unanime  il giudizio sull'aspetto grigio, disadorno, potremmo dire squallido, di quell'ambiente... Era collocata sulla piazza d'arme di una caserma sede di B.A.R. (o, come si diceva prima, C.A.R.), proprio all'entrata, davanti alla sede dell'Ufficiale di Picchetto e ai quartieri del Corpo di Guardia; vi si accedeva attraverso una porta, sempre aperta, ed una finestra dava sul vasto piazzale antistante, per quanto la luce che da essa penetrava non riuscisse a renderla luminosa più di tanto... Quella stanza era il parlatorio della caserma...
Qualcuno, cui capitasse per puro caso di leggere queste righe, potrebbe ora chiedersi che cosa ci sia di tanto interessante in un simile spazio, anonimo e insignificante, in una altrettanto anonima caserma, situata a ridosso del centro di una sonnolenta cittadina di provincia... La domanda in effetti è pertinente, e merita un'immediata risposta: nulla! Proprio nulla di interessante... Però, un tempo, in quella stanza, per un anno circa, quasi ogni giorno, avveniva un evento straordinario! Oddio, non che in sé fosse più di tanto originale, anzi era forse un evento antico come il mondo... Ma senza la minima ombra di dubbio quell'evento diventava unico, ed in modo sinceramente esclusivo, per certune persone che se ne sentivano, e ne erano di fatto, protagoniste... L'evento era un incontro, o per meglio dire, un Incontro... Si dirà, e sai che roba, in un parlatorio che cosa vuoi che avvenga? Infatti, l'ho detto, nulla di sensazionale in sé, ma di speciale per Loro, sì Loro, i due protagonisti di quell'evento: un ragazzo e una ragazza... Due persone, insomma, ma principalmente, due Anime... Tanto da far meritare la maiuscola alla parola Incontro. Esso, infatti, per "quelle" due persone, non rappresentava SOLO un vedersi o rivedersi giornaliero, un parlare del più e del meno, un aggiornarsi fra i mondi contigui di una medesima bizzarra realtà, un desiderio a stento ogni volta represso, che passava attraverso uno sguardo complice, il fremito di una carezza, il sussulto dei sensi allo sfiorarsi della pelle; ma anche e soprattutto la conferma che quelle due persone "c'erano", e c'erano "l'uno per l'altra", o almeno così credevano... Molti, mi rendo conto, magari i più, continueranno a non capire il perché di tutta questa enfasi su una sostanziale banalità... A pensarci bene, forse, il senso profondo, il valore recondito potrebbe essere appieno percepibile e compreso solamente dai due protagonisti di quella vicenda, se mai avranno occasione di leggere questa storia che li riguarda... Non per supponenza (che diamine!): è che nessuno, a parte forse anime particolarmente sensibili, riesce a trovare nelle situazioni "speciali" degli altri alcuna intima eccezionalità, se non quando (e non è detto manco allora!) si trovi a vivere un'analoga singolarità a sua volta, nella propria ovvietà quotidiana secondo l'altrui giudizio...
Ad ogni modo, l'anno passò, il tempo pure... La recluta, dopo il congedo, divenne a poco a poco reclusa fra le sbarre della propria fallimentare ed inconcludente esistenza, a scontare il fio di un volo troppo alto senza né ali, né paracadute... La sua visitatrice cambiò all'inizio solo parlatorio, per così dire, da quello della stanza, a quello, muto, della prigione in cui la controparte si andava confinando per la propria auto-condanna esistenziale... Soprattutto, uscite dalla stanza, le due Anime non si incontrarono più, prima cessando di parlarsi, poi tentando una rincorsa senza prendersi, infine disperdendosi lontane... Le due persone avevano cessato di "Esserci" l'una per l'altra... Qualcuno all'epoca disse anche che, in verità, non c'erano forse mai state... Chissà... Sta di fatto che, sebbene separati, ciascuno perso lungo il cammino insidioso della propria umana vicenda, con addosso il suo onusto bagaglio di umanità vissuta, un sottile, lieve fil rouge continuava imperturbabile a tenere vivo il ricordo di quegli Incontri nella stanza... Che lei, la stanza, restasse coraggiosamente là testimone tacita e discreta di altri, innumerevoli, Incontri di Anime, di occhiate ammiccanti e parole sussurrate, desideri e speranze, delusioni e amarezze, era comunque un rassicurante conforto anche per quei due ormai smarriti. Nel senso che, comunque, restava l'evidenza non scritta, ma non per questo meno certa, che quell'Incontro fra di loro c'era stato e che qualcosa comunque aveva lasciato per riscaldare i freddi meandri delle proprie Anime, specie quando più si sentivano avvinte dal gelo della solitudine...
E vennero tempi di vacche magre, la caserma fu dismessa e trasformata, dai nuovi Piani Regolatori comunali, in uffici civili, la piazza d'arme divenne un enorme parcheggio, agli squilli di tromba, che scandivano i vari momenti della vita militare durante l'acquartieramento, subentrarono quelli di clacson, ai secchi comandi e al rumore degli stivaletti anfibi in marcia sul selciato, il borbottio dei motori dei veicoli in entrata ed uscita nel parcheggio e i passi frettolosi  di chi, o avendo lasciato l'auto, o facendovi ritorno dopo le proprie commissioni, transitava di lì... Fra questi, vi era sovente la nostra visitatrice, che, non senza un certo groppo alla gola e un tuffo al cuore, ogni volta che si trovava a passare dinanzi alla stanza (ed era inevitabile farlo, trovandosi ora a ridosso di quello che era stato adibito ad ingresso principale del parcheggio), tornava a non capacitarsi del perché quello che era stato, ad un certo punto, non fosse stato più, e con una certa, triste nostalgia indugiava al ricordo di quell'anno di Incontri... Anzi, spesso, soffermandosi davanti alla porta, adesso serrata, della stanza, la guardava pensosa e malinconica e sussurrava fra sé e sé, un mesto "Perché?", come aspettando da essa una risposta rimasta da allora inevasa... Dal canto suo, l'ex-recluta, dalla sua "prigione", ripensava a quella stanza distratto, preso dalle angustie e dalle privazioni della sua reclusione, e però, quando succedeva, non poteva non avvertire un moto struggente nel cuore, quasi un'eco del calore che quegli Incontri provocavano ogni volta...
Ma un giorno successe l'inevitabile... L'ennesimo Piano Regolatore del Comune, venendo incontro alle esigenze (più volte lamentate nelle opportune sedi da parte dei fruitori del parcheggio e puntualmente confermate dalle ispezioni dei solerti tecnici comunali) di migliore manovrabilità dei mezzi in entrata e in uscita dal medesimo, nonché alla necessità di aumentare il numero di posti, onde fronteggiare la crescente domanda della sempre più motorizzata utenza, decretò inopinatamente l'abbattimento della stanza, del resto ultimo, inutile e inutilizzato residuato della vecchia struttura militare e dei suoi antichi fasti marziali... Così la dismessa stanza, una triste mattina, ad onta della sua ormai quasi monumentale  funzione, fu in breve ridotta ad un cumulo di macerie e calcinacci, che, con i frammenti degli Incontri e delle Emozioni di cui era stata spettatrice e complice, furono poi raccolti, caricati su dei camion e convogliati verso una discarica... Lì, terminarono la propria vicenda anche le ideali vestigia dell'Incontro delle nostre due Anime... La visitatrice seppe dello scempio solo a cose avvenute, si precipitò a vedere e pianse nel constatare che una Fiat Multipla, due S.u.v. e quattro City-Car, oltre a qualche spazio vuoto, occupavano la superficie una volta appartenuta alla stanza... Rimase allibita e triste... Come se le avessero tolto un pezzo di cuore... Due lacrime le solcarono le guance, subito asciugate fra l'indifferenza dei passanti... A capo chino, assordata da un ronzio che le confondeva animo e cervello, si volse per tornare sui suoi passi, quando un'ombra la distrasse all'improvviso... Alzò gli occhi: un signore di mezza età era in silenzio davanti a lei, contemplante il nulla in direzione della zona dove sorgeva la stanza: anch'egli aveva il volto rigato di pianto, e l'aria attonita di chi, appena scarcerato, torna ad osservare il mondo con occhi liberi e trasognati... I loro sguardi si incrociarono e si parlarono senza parole: erano Loro!!! Di nuovo, Loro... Diversi, cambiati, persone forse irrimediabilmente perdute, ma non contava: erano le loro Anime che tornavano ad Incontrarsi e (chi può dire in quale nuovo inusitato modo) ad Esserci...  La stanza, morendo, aveva compiuto il miracolo...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Verrebbe da chiedersi se la scoperta di una speciale sintonia e complicità ripaga quella che è poi la malinconia lasciata nel tempo dall’ inevitabile mutare degli eventi. Di primo acchito mi verrebbe di rispondere che ne vale sempre e comunque la pena scoprire di “eeserci”, ma non ne sono poi così convinta.
LaMary