La donna che non ho
è, forse banalmente,
un po’ madre, un po’ amica,
un po’ santa, un po’ puttana
quel che basta e non guasta,
e certo, meno banalmente,
è amante e complice,
non comprende perché ama,
ma ama perché comprende,
parla agli animali e sorride
alle stelle.
La donna che non ho
solo a tratti ricorda Beatrice,
Laura o Fiammetta,
più spesso, come Drusilla,
prega S. Antonio
per gli ombrelli smarriti,
e prega per i suoi morti
e un po’ anche per me.
E come la Lina è arruffata
superba pollastra, gravida
giovenca, lunga cagna pavida
coniglia, libera rondine
che annuncia col suo canto rinnovata
primavera, ha occhi di gatta,
corpo di cerbiatta, cuore
di cane, è ora provvida
formica, ora allegra
cicala, è un’ape operosa,
cura e protegge furiosa
il nido e i suoi piccoli,
non teme la morte
e tenta tenace la sorte.
La donna che non ho
è beatitudine e tormento,
non prende un uomo per la gola,
anche se talora ne ha
la tentazione
- sta altrove la sua forza -,
gioca ma non si prende gioco,
e riesce ad esser seria
senza troppo prendersi
sul serio,
amando e vivendo
dà e non chiede,
ma quando occorre desidera
e prende
ciò che necessita,
non ha bisogno di sembrare
o dimostrare,
perché le basta essere,
sa e ha saputo soffrire,
conosce le pene del cuore
e il male di vivere,
rende ieri l’oggi e punta al domani
per leccarsi le ferite e realizzar
se stessa.
La donna che non ho
danza per me discinta e provoca
ammiccante,
cosparge la pelle di oli e fragranze
suadenti
fresca di bagno,
è la vertigine dolce che trascina
nel vortice dorato di un oblio
ebbro di sensi e nudità
velate,
sapore primordiale di conquista
e abisso senza freno
di passione.
La donna che non ho
è chiara e fresca acqua
sorgiva, che dà sollievo
alle arsure,
è ponentino leggero
che allevia la canicola,
è tempesta di sabbia
che sferza, riscalda ed offusca
il pensiero e anima sogni
d’approdo e rifugio,
è pioggia insistente che nutre
e depura, ma non dilava
esiziale,
è lampo nel cielo d’estate,
che ti sorprende
quando meno te lo aspetti,
e fa dell’essere normale la sua
eccezionalità.
La donna che non ho
amo guardarle la linea del collo
quando reclina il capo
e tiene i capelli raccolti
a cercine,
quando esce dalla doccia
e par seta che avvolge il bianco
dell’ovatta,
amo come parla e inarca,
altera o perplessa,
il sopracciglio,
ne amo l’andatura e il fare
lieve, i grandi occhi color
mare, d’un verde vivido
che s’accende e brilla
all’accenno di un sorriso,
la pelle ambrata quel che serve
a dare un non so che
di terra e sole e tropici lontani,
ne amo il culo quando incede
e ancheggia e le tornite
gambe, le lunghe mani,
i piedi scarni.
La donna che non ho
è isolarsi con l’i-pod a palla
nelle orecchie, e non pensare
per non desiderare,
per non chiedersi
del sé che non si ha, o che, avendolo,
non si vede, o lo si vede distorto o solo
in parte.
La donna che non ho
non ama i dead men walking,
e non ama chi con la vita
ha fatto una scommessa
deciso a tutto pur di perderla
e resta inebetito a chiedersi:
la donna che non ho…
1 commento:
Molto molto bella.
LaMary
Posta un commento